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L'iconografia

L’iconografia è la disciplina che si occupa dell’identificazione e della descrizione di quanto raffigurato nelle immagini e quindi nelle opere d’arte. Il termine deriva dal greco eikòn (immagine) e graphein (scrivere/descrivere). L’iconografia di un qualcosa o qualcuno è l’insieme delle rappresentazioni che lo interessano a livello figurativo, sia nell’ambito di una specifica opera d’arte sia a livello delle diverse modalità in cui è stato raffigurato nei diversi periodi storici.

L’iconografia trova una compiuta definizione disciplinare nella prima metà del Novecento grazie a Erwin Panofsky 

A differenza dell’iconografia, che procede secondo modalità puramente descrittive, l’affine disciplina dell’iconologia, termine nato nel XVI secolo che deriva dal greco eikòn (immagine), e lógos (parola), si propone di scoprire e di interpretare il significato più profondo che si nasconde dietro alle immagini al fine della comprensione del loro significato e degli eventuali simboli in esse rappresentati. Secondo Hoogewerff, mentre l’iconografia si limita a constatare, l’iconologia si focalizza sull’interpretazione e  comprensione del senso simbolico, dogmatico o mistico sia questo espresso che nascosto nelle forme figurative. Per esempio i tarocchi  sono un’inesauribile fonte di discussioni iconologiche!

In questa rubrica mi occuperò principalmente di iconografia, e in particolare (ma non solo) di opere d’arte riguardanti il lavoro e i lavoratori, che incominciano ad apparire solo nel XVI secolo ma, quasi fossero le botteghe di un presepe, ammantate di una veste idilliaca sicuramente poco veritiera. Prima, diciamo dal medioevo, i lavoratori affollano invece i capitelli delle cattedrali e sono famosi i bassorilievi di Andrea Pisano che ritrae arti e mestieri sul basamento del campanile di Giotto 

È a partire dalla seconda metà del XVI secolo che Giovanni Maria Tamburini, Annibale Carracci, Giuseppe Maria Mitelli, Gaetano Zompini, Giovanni Gravembroch e Francesco Griselini (Dizionario delle Arti e de’ mestieri  compongono tavole in cui sono rappresentati tutti i mestieri possibili.

Con l’eccezione dei contadini, relegati però spesso in sezioni marginali di quadri dedicati a soggetti più importanti, l’arte si occuperà poco dei lavoratori fino alla metà del XIX secolo, quando s’era oramai compiuta la rivoluzione industriale. Tendenza nata in Inghilterra (con il movimento Art & Crafts  e in Francia, dove Courbet espone nel 1850 “Gli Spaccapietre” , l’arte del lavoro si diffonde presto in Italia, Belgio e Stati Uniti.

Rimane curioso il fatto che le più diffuse rappresentazioni pittoriche dei lavoratori riguardano –ahimé– le loro disgrazie, essendo state immortalate sugli “ex voto”. Una toccante commemorazione delle vittime sul lavoro, dedicato espressamente al cantiere della galleria del San Gottardo, è opera di Vincenzo Vela. È considerata “uno dei grandi capolavori dell'arte dell'Ottocento nonché una forte e commovente presa di posizione da parte dell'artista” che aveva creato l’opera in gesso di sua spontanea iniziativa e a sue spese.

Al termine dei lavori, nel 1882, i morti durante la realizzazione dell’opera furono contati ufficialmente in 177, uccisi dalla dinamite, schiacciati sotto le frane, travolti dai mezzi dei colleghi o asfissiati dalle esalazioni tossiche. A questi vanno aggiunti gli operai caduti durante gli scioperi

Ma sarà a cavallo del secolo che l’arte incomincerà a immortalare i lavoratori umili, spesso ritraendo le scene della lotta di classe come nel “Piazza Caricamento a Genova” di Lomellini

Da :
nove/diciotto

di a. baroni

Sono Alberto Baroni, appassionato d’arte e fumettista torinese. Quando m’è stato proposto di tenere una rubrica sull’arte, mi sono chiesto di che cosa potessi parlare. Essendo le mie strisce a fumetti  [ http://www.nove-diciotto.it ] ambientate nel mondo del lavoro contemporaneo ho pensato di proporre opere raffiguranti appunto il lavoro, scegliendo però poi di estendere l’ambito e trattare l’iconografia di vari personaggi e situazioni, seppur con uno sguardo privilegiato sulle raffigurazioni dei lavoratori.

 

Alberto Baroni è nato a Milano il 16 giugno 1963 e vive a Torino.

Nel 2018 ha pubblicato per Jona Editore “Finché le ferie non vi separino…” [ http://www.nove-diciotto.it/ebooks.asp ], il primo volume delle strisce a fumetti “Nove-Dicotto” e nel 2020 il secondo volume dal titolo “Taci, il padrone ti ascolta!”

Qui [ http://www.nove-diciotto.it/presentazione.asp ] è possibile vedere una breve presentazione dell’opera disegnata dall’autore stesso.

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