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lo sguardo di medusa

a cura di

Anna Maria Bonavoglia

La medusa una storia che ancora oggi affascina e incurioscisce

Chi era l’anguicrinita Medusa?

Era un’essere mitologico (sì con l’apostrofo perché era femmina), con un grappolo di serpenti feroci e soffianti al posto dei capelli e degli occhi a spirale, che, si diceva, rendessero di pietra chiunque vi si perdesse in essi.

E qui si potrebbero aprire innumerevoli discorsi dalla fantascienza alla fantarcheologia passando per le teorie dell’evoluzione, quelle delle invasioni aliene, e via raccontando.

Chi era? Qualcuno che ha attraversato il nostro pianeta un tempo infinitamente lontano da noi, ma la cui presenza è stata così sconvolgente da giungere fino ai nostri giorni ammantata di timore e riverenza?

O forse, prima della nostra stirpe di umani esisteva sul pianeta un’altra genìa, fatta di esseri meravigliosi e sconvolgenti agli occhi dei nostri avi?.

Oppure si trattava qualche visitatore astrale dalla strana capigliatura che era atterrato sul curioso pianeta azzurro per conoscerne gli abitanti.

O, chi lo sa, può anche essere che i nostri antenati avessero una fantasia dannatamente  galoppante e tutto quello che ci hanno tramandato è frutto delle loro menti esagitate.

Qualunque sia la verità, che tanto non scopriremo mai…  Ecco la Medusa ed il suo sguardo.

Perché si restava pietrificati nel guardarla?

Perché era un mostro innominabile o forse perché era di una bellezza tale che ogni cellula del corpo dell’osservatore collassava su sé stessa, fino a diventare pietra?

Immaginiamo che negli occhi di Medusa, invece, donassero sapienza, saggezza, armonia.

Che il suo sguardo incamerasse, nei quattro angoli del mondo ed oltre le Colonne d’Ercole, tutto quanto era bellezza ed emozione, e donasse questa luce a chi aveva il coraggio di perdersi in esso.

Ancora adesso si dice ‘restare di pietra’, quando, nel bene o nel male si è testimoni di qualcosa di mirabolante o inusitato.

Ecco, questo è il desiderio della Medusa, riemersa dai vortici del tempo.

Posare il suo sguardo su ogni cosa sia bella e doni emozioni, per poi cedere l’incanto a chiunque abbia voglia di perdersi nel fondo del suo sguardo….

Lo Sguardo di Medusa si poserà sui libri che hanno creato vortici nei cuori di chi li ha amati e da loro si è fatto possedere. E ci racconterà le percezioni e le emozioni provate.

Ah, come diceva qualcuno… honni soit qui mal y pense

"L'Arminuta"

Donatella di Pierantonio

Avenir Light è il carattere lineare ed elegante preferito dai designer. È delicato per gli occhi e adatto per titoli, paragrafi e molto altro.

ELOGIO DELLA PERFEZIONE

Ok, la Medusa non ha nessun problema ad ammetterlo. Certe volte, ma solo certe volte, è dannatamente snob.   

Quando tutti ma proprio tutti parlano, con toni entusiastici, di un libro o di un film , la vecchia Medusa si tappa le orecchie, chiude gli occhi e pensa ad altro.

Lei è quella che si incanta di fronte al cesello del bello scrivere, si commuove quando le parole sono musica, trattiene il fiato al cospetto di una storia ben costruita.

E di solito quello che lei ama e adora, non è oggetto di consumo di massa, per così dire.

Quindi per carità,  quando troppo si parla e troppo si osanna… via, via, non fa  per lei!

Molte volte ha ragione, e risparmia un po’ del suo prezioso tempo ma altre volte sbaglia, e si priva di storie meravigliose che avrebbero potuto scaldarle un po’ il cuore e così le perde per sempre…

Questa  volta il martellamento era praticamente incessante. Qui si esaltava lo scritto, il testo, i personaggi, l’inventiva, il linguaggio.

Di là si fremeva nell’attesa del film tratto dall’opera.

Esattamente la combinazione di fattori in grado di far scappare la Medusa a gambe levate…

Ma

Anche lontano nello spazio, anche sotto pile di cuscini e magari nascosta nell’angolo più silenzioso e oscuro della casa, il vociare costante e insistente continuava, implacabile.

Oh anche le Meduse ad un certo punto non ne possono più.

Per far tacere tutto il bailamme ha deciso di aprire un occhio, e poi due. Ha allungato una mano e ha preso il libro e ne ha scrutato così, quasi per caso e facendo finta che non era nulla di serio un paio di frasi.

Poi una pagina…Due…

Dopodichè si è trovata immersa in un libro semplicemente perfetto, e si è gioiosamente lasciata andare.

Ciò che è riuscito a catturare la mente e lo spirito della notoriamente severa Medusa è un gioiello chiamato L’Arminuta,

magnifico romanzo di formazione scritto dall’eccellente Donatella di Pierantonio ,

Che storia, miei Dei! Che storia.

E’ strano tutto l’essere di questo romanzo: è un gioiello talmente perfetto e inciso con maestria ed eleganza che più che in una libreria meriterebbe posto d’onore in uno scrigno.

Un posto d’onore che potrebbe far pensare a profumi d’oriente, gran dame e eleganti cavalieri persi in una danza voluttuosa in un palazzo dagli immensi  lampadari e i pavimenti in marmo nero…

Eh.. no. In effetti non è così.

E’ povera gente d’un paesino d’Abruzzo quella che vive questo libro meraviglioso.

La protagonista addirittura non ha nome, anzi a noi non è dato saperlo.

E’ chiamata da tutti, e da noi anche, l’Arminuta, la ‘ritornata’, come si dice nel dialetto locale. Niente altro.

La storia è al contempo semplice e intrigante.

E’ narrata in prima persona dalla protagonista, ormai adulta, che ricorda la sua giovinezza.

Quella di una ragazzina di tredici anni, allevata da una coppia abbastanza agiata e amorevole, che lei ha sempre considerato i suoi genitiori,  che viene riportata, senza tanti complimenti e di punto in bianco, alla sua vera famiglia di origine, brava – e un po’scombinata - povera gente che vive appunto in un paesino dell’Abruzzo.

Tutti sanno chi è lei e lei stessa non sa chi è in realtà.

Sanno, in paese, che fu affidata dai suoi a una coppia di conoscenti quasi parenti che non potevano avere figli.

Nessuno si stupì della sua partenza ma soprattutto nessuno si stupisce del suo ritorno.

E appunto lei è l’Arminuta.

Peccato che lei non sapesse assolutamente di essere stata ‘adottata’ o meglio, affidata alla coppia che considerava suoi  genitori.

E soprattutto non ha la più pallida idea del perché sia stata riportata alla casa dei suoi veri genitori.

La sua famiglia è uno spaccato ora dolente, ora curioso, di varia umanità. Di alcuni non si sa il nome, vengono indicati come padre, madre a rimarcare l’assenza affettiva nei confronti della figlia ritornata.

 Dei fratelli un paio sono solo nomi e null’altro, se non piccole crudeli monellerie.

Un fratello, Vincenzo, è  il lpiù grande, già maggiorenne.

 È ben descritto nella sua brama di vivere e nel non riconoscere quella ragazzina come sorella, ma notandola solo come ‘essere vivente  femmina’

Un fratellino Giuseppe, nato da poco, evidentemente afflitto da un male che poi ci verrà descritto dalla protagonista nello svilupparsi della sua vita.

E poi lei, Adriana, la sorella di poco più giovane dell’Arminuta.

Saggia e selvaggia, semplicemente perfetta. Incarnazione dell’amore fraterno viscerale, una sorta di folletto nato dalla terra ed alla terra legato. E’ puro amore per quella sorella mai conosciuta ma sempre amata. E’ la saggezza popolare, l’istinto di sopravvivenza, la voce antica del popolo…

E poi tra tutti, su tutti, sottile e inquietante la domanda…

Perché l’amorevole Adalgisa, anche lei ha un nome, l’ultima della famiglia ad averlo rivelato, la mamma finta che l’ha allevata per tredici anni con amore la restituisce come fosse un oggetto rotto da riportare al venditore?

Ecco la curiosità di sapere questo dannato motivo attanaglia l’Arminuta e noi.

Seguiamo il suo quieto, caparbio adattarsi alla situazione senza rinunciare a se stessa.

L’arma dell’Arminuta è la cultura, l’amore per lo studio. Questo sarà il mezzo per la sua redenzione.

Tiferemo per lei, con lei scopriremo il piccolo, disgustoso motivo per cui la perfetta e amata Adalgisa l’ha restituita al mittente.

E  quando chiuderemo il libro avremo la certezza di aver letto uno delle più belle storie prodotte in Italia da tanto, tanto tempo. Personaggi che nel bene e nel male non potremo e non vorremo dimenticare.

Varrà la pena vedere anche i film? Molta gente innamorata del romanzo è andata al cinema, lo ha visto e ne ha avuto una bellissima impressione, quindi la Medusa, questa volta sul sentito dire, tenderebbe a consigliarlo.

Ma c’è ancora un piccolo avvertimento, sempre dal punto di vista della Medusa.

Puo’ capitare che si sia rimasti talmente incantati dalla storia da sentire forte il desiderio di ritrovare i personaggi e di sapere cosa è stato della loro vita,  come sono cresciuti, quali strade hanno percorso.

Ed effettivamente esiste un seguito, scritto qualche anno dopo il primo.

La Medusa lo ha letto.

Eh no, diciamo che la sua reazione riferibile è stata quella di scuotere la testa, in un turbinar di serpi spaventate…E no, proprio proprio non lo consiglia né desidera citarlo, anzi farà di tutto per dimenticarlo e restare nell’incanto del primo – e per lei unico – romanzo, l’Arminuta.

 

E come sempre e maggiormente stavolta

Honi soit qui mal y pense (,ma su serio eh!)

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